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Giulio Romano-Scuola Italiana

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Giulio Romano

Giulio Pippi, detto Giulio Romano (Roma, 1499[1]  – Mantova, 1 novembre 1546), è stato un architetto e pittore italiano, importante e versatile personalità del Rinascimento  e del Manierismo
Fin da giovane fu tra i principali collaboratori e l’allievo più dotato[2]  di Raffaello Sanzio all’interno dell’affollata bottega. Collaborò con il maestro nelle sue grandi imprese pittoriche come gli affreschi della villa Farnesina, delle Logge e delle Stanze Vaticane. Dati i complessi rapporti stilistici all’interno della bottega, non risulta facile distinguere gli apporti personali di Giulio Romano in tali opere, tanto che esiste un corpus di pitture e disegni di discussa attribuzione con Raffaello, tra cui, per esempio, il Ritratto di Dona Isabel de Requesens.

Alla prematura morte di Raffaello nel 1520 ne ereditò, per testamento, la bottega e le commissioni già avviate, assieme al collega Giovan Francesco Penni con il quale collaborò a lungo. In tale periodo si occupò di coordinare gli affreschi di Villa Madama e di completare la sala di Costantino nelle stanze Vaticane in cui gli viene riconosciuta l’esecuzione di alcune scene come la Visione della croce e la battaglia di ponte Milvio (1520-1524).

Come narra Vasari, tra i suoi viaggi di lavoro e culturali visitò Pozzuoli, Napoli e Campagna nel regno di Napoli, al seguito di dignitari pontifici originari di quella terra, ma poté contemporaneamente attingere ai modelli classici della cultura greca e latina da cui fu molto influenzato.[3]

Dopo aver collaborato ai progetti di Raffaello (per esempio al cortile del Palazzo Branconio dell’Aquila), i suoi primi autonomi progetti di architettura furono a Roma: il palazzo Adimari Salviati (dal 1520), la Villa Lante sul Gianicolo per Baldassarre Turini da Pescia (1518-1527) ed il Palazzo Maccarani Stati (1521-1524).

Fu invitato, come artista di corte, a Mantova da Federico II Gonzaga a cui era stato indicato fin dal 1521, da Baldassarre Castiglione, letterato e suo ambasciatore a Roma. Nonostante la prestigiosa carriera avviata a Roma, accettò l’invito dopo lunghe insistenze, ma attese a Roma il completamento dei lavori che Raffaello non aveva avuto modo di terminare, per raggiungere la città lombarda nel 1524.

Il suo primo incarico a Mantova fu di occuparsi del cantiere della villa di Marmirolo (distrutta) e successivamente gli fu affidata la realizzazione di un casino fuori delle mura della città, in una località chiamata Te, dove il marchese Federico II aveva delle scuderie. Giulio Romano realizzò un grandioso edificio a metà tra il palazzo e la villa extraurbana conosciuto come Palazzo Te, utilizzando, per affrescarlo, numerosi aiuti, tra cui, per esempio, Raffaellino del Colle. Il lavoro di Giulio Romano dedicato a Palazzo Te, lo vide impegnato per dieci anni a partire dalla fine dell’anno 1525. Subì frequenti pressioni del marchese committente affinché si procedesse più speditamente. Il 2 aprile del 1530 a Giulio Romano fu affidata la regia di una festa in onore dell’imperatore Carlo V ospite del prossimo duca Federico II tenutasi all’interno dei cortili e delle stanze di Palazzo Te.

Nel 1526 venne nominato prefetto delle fabbriche dei Gonzaga e “superiore delle vie urbane”, che gli davano la qualifica di sovrintendere a tutte le architetture e le produzioni artistiche della corte portando avanti un’ampia opera come pittore e architetto, improntata a un fasto decorativo e gusto della meraviglia e dell’artificio ingegnoso e bizzarro che ebbero larga diffusione nella cultura manierista delle corti europee.

Dopo l’elevazione a ducato della casata, Giulio Romano si occupò della sistemazione anche del Palazzo Ducale dove realizzò tra l’altro, il cortile della Cavallerizza oltre che alcuni affreschi. Nel decennio 1530-1540, si occupò di molteplici progetti tesi a trasformare Mantova secondo le ambizioni dei Gonzaga.

Quando Vasari lo visitò nel 1541, trovò un uomo ricco e potente. Il suo status gli consentì di realizzare per sé un palazzo nel centro di Mantova denominato Casa di Giulio Romano.

Nel 1546 la morte gli impedì di ritornare a Roma per divenire primo architetto della fabbrica di San Pietro. Fu sepolto nella Chiesa di San Barnaba e la sua tomba fu profanata e dispersa durante la ristrutturazione conclusasi nel 1737.

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Tiziano Vecellio Ritratto di Giulio Romano

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Giulio Romano was born in Rome.

In his native city, as a young assistant in Raphael’s studio, he worked on the frescos in the Vatican loggias to designs by Raphael and in Raphael’s Stanze in the Vatican painted a group of figures in the Fire in the Borgo fresco. He also collaborated on the decoration of the ceiling of the Villa Farnesina. After the death of Raphael in 1520, he helped complete the Vatican frescoes of the life of Constantine as well as Raphael’s Coronation of the Virgin and the Transfiguration in the Vatican. In Rome, Giulio decorated the Villa Madama for Cardinal Giuliano de’ Medici, afterwards Clement VII. The crowded Giulio Romano frescoes lack the stately and serene simplicity of his master.

After the Sack of Rome in 1527 and the death of Leo X, artistic patronage in Rome slackened. Vasari tells how Baldassare Castiglione was delegated by Federico Gonzaga to procure Giulio to execute paintings and architectural and engineering projects for the duchy of Mantua. His masterpiece of architecture and fresco painting in that city is the suburban Palazzo Te, with its famous illusionistic frescos (c. 1525–1535). He also helped rebuild the ducal palace in Mantua, reconstructed the cathedral, and designed the nearby Church of San Benedetto. Sections of Mantua that had been flood-prone were refurbished under Giulio’s direction, and the duke’s patronage and friendship never faltered: Giulio’s annual income amounted to more than 1000 ducats. His studio became a popular school of art.

In Renaissance tradition, many works of Giulio’s were only temporary. According to Giorgio Vasari:

When Charles V came to Mantua, Giulio, by the duke’s order, made many fine arches, scenes for comedies and other things, in which he had no peer, no one being like him for masquerades, and making curious costumes for jousts, feasts, tournaments, which excited great wonder in the emperor and in all present. For the city of Mantua at various times he designed temples, chapels, houses, gardens, facades, and was so fond of decorating them that, by his industry, he rendered dry, healthy and pleasant places previously miry, full of stagnant water,and almost uninhabitable
He traveled to France in the first half of the 16th century and brought concepts of the Italian style to the French court of Francis I.

Giulio also designed tapestries. It is rumored that he contributed to the drawings upon which the album I Modi was engraved by Marcantonio Raimondi. He died in Mantua in 1546. According to Giorgio Vasari, his best pupils were Giovanni dal Lione, Raffaellino dal Colle, Benedetto Pagni, Figurino da Faenza, Giovanni Battista Bertani and his brother Rinaldo, and Fermo Guisoni.

Giulio Romano has the distinction of being the only Renaissance artist to be mentioned by William Shakespeare. In Act V, Scene II of The Winter’s Tale Queen Hermione’s statue is by “that rare Italian master, Julio Romano”, although Giulio was not a sculptor.

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